Esempi
ENI condannata per pubblicità ingannevole
Nel 2020 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha condannato ENI per le pubblicità del carburante ENIdiesel+, spacciato come green e rinnovabile, nonché capace di ridurre consumi ed emissioni di CO2. L’AGCM ha condannato il colosso italiano del gas e del petrolio per «pratica commerciale ingannevole» perché in realtà gli additivi vegetali presenti nel suo biodiesel non riducono né i consumi né l’impatto ambientale. ENI ha così dovuto ritirare gli spot e pagare una multa di 5 milioni di euro.
Coca-Cola sponsor del vertice sul clima
Il greenwashing non si annida solo tra le pubblicità ingannevoli, ma anche dietro le sponsorizzazioni. Nel 2022 ha destato scandalo la scelta di includere Coca-Cola tra gli sponsor ufficiali della COP27, la conferenza mondiale sul clima di Sharm el-Shiek, in Egitto. Coca-Cola ha infatti grandi responsabilità sia per l’inquinamento da plastica sia per la crisi climatica: si stima che produca 120 miliardi di bottiglie di plastica usa e getta all’anno (quasi 100 mila al minuto!), che al 99% sono realizzate a partire da idrocarburi e che in gran parte non vengono riciclate, finendo nelle discariche o direttamente nell’ambiente.
Gli spot di Shell bloccati per greenwashing
A giugno 2023 l’ente di autoregolamentazione del settore pubblicitario del Regno Unito ha deciso di vietare una campagna promozionale di Shell perché gli spot del colosso fossile sono stati giudicati ingannevoli per i consumatori. Le pubblicità mostravano infatti solo la produzione di energia da fonti rinnovabili e non inquinanti, mentre la gran parte del business dell’azienda si fonda ancora sullo sfruttamento di gas e petrolio. L’ente britannico ha ritenuto che la campagna potesse far credere a un impegno ambientale da parte di Shell che non trova riscontro nella realtà.
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